
Parlare diversi “linguaggi terapeutici” è una risorsa chiave del terapeuta. [immagine Freepik]
Questo è uno dei motivi per cui, pur specializzandomi in un approccio specifico, mi sono deciso a studiare diverse forme di terapie brevi, e ad approfondirne largamente almeno un altro paio.
Cosa che richiede molta meno fatica di quanto si possa credere.
Come detto, in Psicoterapie brevi Michael Hoyt approfondisce 5 diversi approcci:
- le psicoterapie psicodinamiche brevi
- la terapia ridecisionale o della ridecisione (un approccio che unisce aspetti dell’analisi transazionale e della terapia della Gestalt)
- l’ipnoterapia ericksoniana (concentrandosi in particolare su alcuni suoi principi base)
- le terapie strategiche (centrandosi in particolare sull’approccio di Jay Haley e su quello del Brief Therapy Center del MRI)
- la terapia breve solution-focused
Una delle grandi capacità di Hoyt è sicuramente quella di saper passare da un approccio all’altro a seconda delle necessità. Durante un suo corso, però, mi spiegò che non ama parlare di “approccio eclettico”: secondo lui, può essere limitante unire insieme diversi presupposti e diverse tecniche, derivati da approcci differenti.
L’autore preferisce infatti parlare di “approccio multiteorico”, cioè della capacità del terapeuta di far propri i principi e le tecniche di più approcci, in modo da utilizzare quelli più adatti alla situazione, passando da una prospettiva teorica (e pratica) ad un’altra a seconda delle esigenze emerse in base alla persona e al problema che si ha davanti.
Come mostra chiaramente in Psicoterapie brevi, infatti, l’uomo è troppo complesso per pretendere che un singolo approccio vada bene per qualunque persona e per qualunque problema. Questo è in linea con le ricerche in psicoterapia, che da tempo hanno mostrato come differenti approcci si distinguono per i diversi risultati che ottengono con diverse problematiche.
Qui mi sento in dovere di fare una piccola osservazione al terapeuta resistente, che dopo anni di studio potrebbe pensare di doverne passare ulteriori per apprendere sempre più approcci. Tolto il fatto che, sì, la formazione continua è un requisito indispensabile per lo psicoterapeuta, non bisogna temere di dover “ricominciare ogni volta da capo”: un po’ come con l’apprendimento delle lingue, ogni volta che ci si affaccia a nuovi approcci si acquisiscono competenze e capacità che tornano utili anche in quelli successivamente affrontati.
Psicoterapie brevi forse ne è un esempio tangibile, poiché gli approcci descritti nel libro (alcuni anche apparentemente molto lontani tra loro) sembrano incastrarsi fluidamente l’uno con l’altro. In più, vera risorsa del testo sono i casi clinici, che Hoyt descrive mostrano la flessibilità con cui si riesce a passare all’approccio migliore nel momento del bisogno.
Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Direttore della collana Brief Therapies
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